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Cicenia costruisce il personaggio del figlio (reale, ma nel gioco dialogico, presenza letteraria di confronto che scava nella doppia riva del testo) cancellando le differenze temporali: parlano alla pari, si guardano negli occhi lui studente e figlio, l'altro preside e padre e da questa stellare simmetria si libera (nella seconda lettera di Elio) una proposta semplice e sorprendente, e sembra scaturita sotto l'albero delle lezioni di Barbiana (il libro di don Milani è più volte ricordato in Lettera a mio figlio sulla scuola): "Bisogna invertire il processo di rilancio della scuola, partendo dalla sua cellula elementare, dalla classe". Poi, con doloroso amore lo studente-figlio aggiunge: "Io non ci sarò, ovviamente, ma tu, che hai messo le radici nella scuola, sì". (dalla prefazione di Rino Mele)